Questo testo è la trascrizione parziale delle storie narrate da alcune donne presenti al laboratorio del 21 settembre 2020. Il laboratorio è stato organizzato a seguito della visita a uno dei musei del Sistema Museale di Ateneo di Pisa, coinvolti nel progetto “So Distant. Incredibly Close”: ovvero ll Museo e Orto Botanico.
Durante il laboratorio è stato chiesto alle donne che hanno visitato il museo di scegliere una o più foto che ritraevano piante e fiori conservati presso il Museo e Orto Botanico di Pisa. Una volta scelta la foto, è stato chiesto loro di motivare la scelta.
Hanno partecipato al laboratorio: Adriana Papagna, Ban Alrikabi, Maryam Abdollahi, Parisa Soleimani, Samira Vakilzadeh.
Oltre a loro hanno partecipato: Alice Milani (fumettista), Ketty di Pasquale (Associazione Casa della Donna), Adriana De Cesare e Marzia Cerrai (Fondazione Sistema Toscana).
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Ndr.: Dopo aver scelto la foto del fiore dello zafferano, Samira motiva al resto delle partecipanti la sua scelta.
Samira: Noi (ndr.: si riferisce a un’abitudine dell’Iran) usiamo lo zafferano per cucinare soprattutto sul riso, ma anche nei dolci. Il fiore lo usiamo per il colore e per il profumo. Il miglior zafferano dell’Iran viene dalla sua regione Khorāsān.
Maryam: anche il Kamut che è conosciuto come un marchio americano viene dalla regione Khorāsān. Il Kamut è un grano iraniano che si sono portati via
Adriana: Perché hai scelto lo zafferano? (ndr.: rivolgendosi a Samira)
S.: Perché è famoso nella mia regione.
A.: Ma tu cosa cucini con lo zafferano?
S.: Io cucino tante cose con Lo zafferano. Un famoso dolce è lo Sholeh Zard, che è un dessert con riso e zucchero e zafferano. È tipo un budino.
Anche nelle cerimonie religiose usiamo lo zafferano.
Parisa: Noi lo zafferano lo usiamo dappertutto. Ci facciamo bevande, tè, dolci, riso…
Dà un gusto e un colore particolare ai nostri cibi.
C’è anche un dolce che si chiama Halva che viene offerto durante il lutto.
Qui, in Italia, mi ricordo, che quando è morto mio suocero praticamente nessuno mangiava. Si doveva mangiare quasi quasi di nascosto.
Invece da noi, in Iran, durante il lutto, la famiglia della persona che è morta, offre da mangiare a chi viene. E questo tipo di dolce viene offerto sia a chi arriva, sia addirittura per la strada. Viene offerto a chi passa. E chi prende un pezzo di dolce sa che qualcuno è morto. Anche al cimitero c’è qualcuno che offre questo dolce.
Non so se questa usanza è legata a qualcosa. Ma, sicuramente, se io sono per la strada e qualcuno mi offre il dolce, la prima cosa che faccio è sicuramente accettare e poi mandare le mie preghiere per la persona morta.
È un modo per condividere la morte con gli altri.
Questo è un dolce che fanno tutti i musulmani.
Questo dolce si fa con la farina bianca, 2 tazze di zafferano preparato, 1/4 di tazza di zucchero, 1 tazza di burro, 100 grammi di olio liquido, mezza tazza di acqua di rose, 1/4 di tazza di acqua, una tazza e mezza di cardamomo in polvere…
Ban: Anche in Iraq abbiamo questa usanza.
M.: Quello che mi hanno detto, anche la mia nonna me lo ha detto, è che lo zafferano e l’acqua di rosa sono equilibrati fra di loro. Se tu sei a tavola e porti il riso e metti sopra lo zafferano, il riso fa raffreddare il corpo, invece lo zafferano equilibria questo raffreddamento e ti dà calore nel corpo.
Quando noi siamo in lutto siamo giù e per tirare su gli ormoni come le endorfine, insomma per non piangere troppo, c’è l’acqua di rosa e lo zafferano.
Quando c’è un lutto, in Iran versano litri e litri di acqua di rose. Perché il profumo ti tira su di morale.
Chi lavora nei campi di zafferano deve portare una mascherina, perché l’odore dello zafferano ti fa ridere tanto. Sono come una droga.
Nel Medio Oriente se non piangi durante il lutto significa che non vuoi bene a questa persona. Devi piangere per forza…
Poi dipende da zona a zona. Per esempio al Sud devono graffiarsi la faccia con le unghie.
A.: Anche in Italia, ci sono zone in cui si porta il cibo alla famiglia della persona morta.